Arriva nel Salento un viaggio sonoro che racconta mille Napoli diverse, condotto da Famiglia Disco cristiana e DNApoli con un dj set che non si era ancora mai ascoltato: Napoli Segreta.
Napoli Segreta è parte di qualcosa di più grande che accade oggi a Napoli. Uno spirito diverso che mette insieme musica, letteratura e immagine in un’estetica nuova, fuori dai soliti cliché sulla città. Un lavoro raccolto nelle omonime compilation pubblicate da NG Records e che approderà live al Castello Volante di Corigliano d’Otranto domenica 16 Agosto per far ballare il pubblico del SEI – Sud Est Indipendente Festival.
C’era una volta Napoli. Città del sole, del mare e di tutti gli stereotipi positivi e negativi sul Sud che, attraverso l’eterna lotta tra una forza centripeta ed una centrifuga, nel e dal capoluogo campano si catalizzano e si diffondono. Ma al di là di questa patina, spesso euristica e bugiarda, c’è una Napoli Segreta, che rifugge dalle etichette e dai riflettori e conserva una magia inestimabile tra le pieghe di ciò che di più caro abbia mai avuto: la musica.
Se la parola musica associata alla città di Napoli vi fa venire in mente solo neomelodico, pre-diciottesimi e ambientazioni gomorriane, allora state andando a sbattere sulla patina di cui sopra. La tradizione musicale partenopea è forse la più antica, complessa e completa che si possa trovare in Italia e, al di là dei generi, costituisce un dna a sé stante. Non è un caso che il nome d’arte di uno dei dj di Napoli Segreta – Gianpaolo Della Noce – sia proprio DNApoli. Quando nel 2015 le sue sonorità jazz-funkeggianti hanno incontrato quelle disco-funkeggianti di Lorenzo Sannino, alias Famiglia Discocristiana, entrambi si sono resi conto che su quel versante Napoli aveva molto da offrire. Bastava scavare.
Scavare nelle casse di vinili col cartellino “3 dischi 5 euro” ai mercatini delle pulci, nei cartoni impolverati custoditi da diligenti traslocatori, tra i 45 giri che un tempo infiammavano i juke-box ed ora giacciono accatastati nelle cantine degli locali anni ’70-’80 sul lungomare. È così che Della Noce e Sannino – in collaborazione con tantissimi nomi come Massimo Di Lena e Lucio Aquilina dei Nu Guinea o Pellegrino Snichelotto dell’etichetta Early Sounds – hanno compiuto un vero e proprio lavoro di archeologia musicale, rovistando nelle oscurità dei b-side dimenticati, delle rarità mal incise e stampate in copie limitatissime, di produzioni sotterranee, magari cantate in inglese alla ricerca di vana gloria.
E cosa hanno trovato? Un repertorio disco-funky-boogie-afrobeat partenopeo sterminato e inaspettato e di cui nessuno sapeva nulla, probabilmente nemmeno all’epoca. Un territorio inesplorato frutto delle sperimentazioni ’70-’80 che nascondeva però delle gemme inestimabili, sia dal punto di vista degli arrangiamenti, sia da quello della ballabilità e addirittura anche dei testi, che viaggiano liberi senza schemi e binari, tra rabbia e passione. Un sound che miscela internazionale e popolare unito a liriche prorompenti, genuine e scorrette.
Dagli Angioini ai Borboni, dagli Spagnoli ai Francesi, dall’invasione garibaldina all’occupazione alleata nel dopoguerra, Napoli ha sempre sopportato incursioni e stanziamenti senza mai avallarli, con lo sguardo strafottente di chi è sempre sopravvissuto a tutto e sempre continuerà a farlo. Nella musica napoletana questa forma di resilienza è ovunque e contiene tanto l’arguzia dello gnorri quanto il coraggio del ribelle che da Masaniello alle Quattro Giornate di Napoli costituiscono parte ineluttabile del patrimonio genetico di questa città. Un patrimonio che il mainstream negli anni ci ha restituito sempre edulcorandolo o relegandolo in nicchie, ma che nell’underground trova la sua vera autenticità. Quell’underground ricavato anche dalla riscoperta di un periodo musicale a cavallo del terremoto dell’80 dove Napoli si presentava molto più attuale di quanto si pensi, di cui il dj set e le compilation di Napoli Segreta ci regalano un piccolo spaccato. Ma non tutto. Perché “Napoli Segreta è un diversivo, uno stratagemma per distogliere l’attenzione da tutto ciò che in questa compilation non c’è. Perché esiste un solo modo per far sì che Napoli rimanga davvero segreta. Non parlarne affatto”.