Prodotto dall’etichetta Dodicilune, nella collana editoriale Controvento, distribuito in Italia e all’estero da IRD e nei migliori store on line da Believe Digital, “Cor cordis” è il nuovo progetto discografico del violinista e compositore salentino Francesco Del Prete.
Nove composizioni originali per scoprire ciò che vive oltre la superficie delle cose e dell’essere umano e per andare al di là di ciò che l’occhio vede in “prima battuta” per approdare nel “Cor cordis”, il “cuore del cuore” del microcosmo che ci circonda. In alcuni brani il musicista, che alterna il violino acustico ed elettrico e si accompagna con loop station e suoni elettronici, è affiancato dalla voce di Arale – Lara Ingrosso, con cui condivide e cura anche la produzione musicale e artistica del disco, dal violoncello di Anna Carla Del Prete, dalla batteria di Diego Martino, dal sax soprano di Emanuele Coluccia, dal synth di Filippo Bubbico e dal trombone di Gaetano Carrozzo.
Il disco si apre con Gemini, la colonna sonora di una festa. «Gemini è il sud in piena estate. Gemini è una coppia che balla a piedi nudi tra la gente. Gemini, in latino, vuol dire “Gemelli”. Gemini è il mio segno zodiacale. Gemini sono Io», racconta Del Prete. A seguire Lo gnomo («quella parte di noi più deforme, irregolare, imperfetta, difettosa e di conseguenza alla continua ricerca della “bellezza”»), Il teschio e la farfalla (che «racconta di una farfalla che svolazza placidamente tra le orbite e le cavità vuote di un teschio, e si chiede in realtà chi tra i due faccia più paura: l’abisso oppure chi ci guarda dentro compiaciuto?») e L’alveare («un “capriccio”, che esprime la mia passione per determinati generi musicali, in questo caso il jazz in generale e l’hard-bop in particolare, con un richiamo sonoro allo sciame laborioso delle api»). L’inganno di Nemesi svela la falsità, l’imbroglio, la menzogna della dea greca della Giustizia, Nemesi appunto, sottolineandone l’utopia in una realtà come la nostra. «Nemesi distribuiva gioia o dolori a seconda di quanto fosse legittimo, garante ndo perciò giustizia ai delitti irrisolti o impuniti e perseguitando soprattutto i malvagi». Acido balkaniko è, invece, il secondo “capriccio” del disco e testimonia, con approccio e linguaggio balcanici, la passione di Del Prete per i tempi dispari. Cor cordis prosegue con SpecchiArsi, brano che riflette sulla possibilità di ognuno di noi di riuscire ad avere o meno la propriocezione, quella capacità cioè di percepire e riconoscere, senza il supporto della vista, la posizione del proprio corpo nello spazio, «un sesto senso che, nella mia interpretazione, ci permette di preparare e trovare l’assetto necessario per affrontare situazioni difficili». L’attrice è l’immagine, rivelata senza fretta, di qualcosa di meraviglioso e straordinario che sarebbe potuto essere e che invece ha lasciato il posto a fantasmi di bellezza. «Melodia ed inquietudine si alternano e si compenetrano svelando gioie e dolori della vita, esp erienze sensoriali inscindibili le une dalle altre». La traccia conclusiva, Tempo, è un inno all’inesorabile scorrere delle lancette, così ciniche nel loro incedere indifferenti all’essere umano.
Solo nella versione “digitale” il disco ospita un’altra traccia. Il singolo Lacci, che ha anticipato di qualche giorno l’uscita del disco disponibile anche su YouTube, con un videoclip diretto da Stefano Tamborino. “Lacci” parla di rapporti indissolubili costruiti nel tempo, vincoli e relazioni talmente forti da annullare e superare distanze e ineluttabili incomprensioni. Il brano – accompagnato da un videoclip nel quale il violinista in prima persona si esibisce con e senza violino a rimarcare l’intensità della connessione indipendentemente dalla presenza o meno dell’altra parte – narra di legami e collegamenti che si nutrono magicamente della ste ssa relazione, qualunque essa sia: un rapporto parentale, di amicizia, un amore travolgente e duraturo.
Francesco Del Prete inizia il suo percorso violinistico con gli studi classici per poi appassionarsi al mondo della musica etnica in generale e jazz in particolare, passioni che lo portano a ricercare sonorità inedite e modi alternativi di utilizzare lo strumento e di svelarne i lati nascosti anche attraverso l’utilizzo dell’elettronica. Da questa ricerca hanno preso vita i suoi tre principali progetti: “Corpi d’Arco”, per violino solo e pedaliere (il disco omonimo è stato pubblicato nel 2009); “Respiro”, originale duo elettro-pop violino e voce; “Francesco Del Prete Jazz Ensemble”, il cui primo disco, Colibrì, è stato pubblicato nel 2018. Il suo percorso musicale rievoca i nostalgici echi di un interminabile viaggio nella musica attraverso l’Italia, il Giappone, la Fran cia, la Grecia, la Germania, la Svizzera, la Slovenia, attraverso la sua più che variegata (proficua) collaborazione con: l’ensemble de La Notte della Taranta (al fianco di artisti del calibro di Stewart Copeland, batterista dei Police, Lucio Dalla, Francesco De Gregori, Piero Pelù, Teresa De Sio, Gianna Nannini, Ares Tavolazzi, Mauro Pagani, Vittorio Cosma, Franco Battiato, Ambrogio Sparagna, Giovanni Lindo Ferretti), Arakne Mediterranea, Nidi D’Arac, Manigold, Demotika Orkestar.
L’etichetta Dodicilune, fondata da Gabriele Rampino e Maurizio Bizzochetti è attiva dal 1996 e dispone di un catalogo di quasi 300 produzioni di artisti italiani e stranieri. Distribuiti nei negozi in Italia e all’estero da IRD, i dischi Dodicilune possono essere acquistati anche online, ascoltat i e scaricati sulle maggiori piattaforme del mondo grazie a Believe Digital.
Giovedì 10 giugno alle 21 (ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria tramite WApp 0832373576) il disco sarà presentato ufficialmente con uno showcase nel Chiostro del Convitto Palmieri di Lecce, nell’ambito della rassegna “Extra Convitto – Più lib(e)ri in Piazza” promossa dal Polo Biblio-museale e dalla Regione Puglia.
Nove composizioni originali per scoprire ciò che vive oltre la superficie delle cose e dell’essere umano e per andare al di là di ciò che l’occhio vede in “prima battuta” per approdare nel “Cor cordis”, il “cuore del cuore” del microcosmo che ci circonda. In alcuni brani il musicista, che alterna il violino acustico ed elettrico e si accompagna con loop station e suoni elettronici, è affiancato dalla voce di Arale – Lara Ingrosso, con cui condivide e cura anche la produzione musicale e artistica del disco, dal violoncello di Anna Carla Del Prete, dalla batteria di Diego Martino, dal sax soprano di Emanuele Coluccia, dal synth di Filippo Bubbico e dal trombone di Gaetano Carrozzo.
Il disco si apre con Gemini, la colonna sonora di una festa. «Gemini è il sud in piena estate. Gemini è una coppia che balla a piedi nudi tra la gente. Gemini, in latino, vuol dire “Gemelli”. Gemini è il mio segno zodiacale. Gemini sono Io», racconta Del Prete. A seguire Lo gnomo («quella parte di noi più deforme, irregolare, imperfetta, difettosa e di conseguenza alla continua ricerca della “bellezza”»), Il teschio e la farfalla (che «racconta di una farfalla che svolazza placidamente tra le orbite e le cavità vuote di un teschio, e si chiede in realtà chi tra i due faccia più paura: l’abisso oppure chi ci guarda dentro compiaciuto?») e L’alveare («un “capriccio”, che esprime la mia passione per determinati generi musicali, in questo caso il jazz in generale e l’hard-bop in particolare, con un richiamo sonoro allo sciame laborioso delle api»). L’inganno di Nemesi svela la falsità, l’imbroglio, la menzogna della dea greca della Giustizia, Nemesi appunto, sottolineandone l’utopia in una realtà come la nostra. «Nemesi distribuiva gioia o dolori a seconda di quanto fosse legittimo, garante ndo perciò giustizia ai delitti irrisolti o impuniti e perseguitando soprattutto i malvagi». Acido balkaniko è, invece, il secondo “capriccio” del disco e testimonia, con approccio e linguaggio balcanici, la passione di Del Prete per i tempi dispari. Cor cordis prosegue con SpecchiArsi, brano che riflette sulla possibilità di ognuno di noi di riuscire ad avere o meno la propriocezione, quella capacità cioè di percepire e riconoscere, senza il supporto della vista, la posizione del proprio corpo nello spazio, «un sesto senso che, nella mia interpretazione, ci permette di preparare e trovare l’assetto necessario per affrontare situazioni difficili». L’attrice è l’immagine, rivelata senza fretta, di qualcosa di meraviglioso e straordinario che sarebbe potuto essere e che invece ha lasciato il posto a fantasmi di bellezza. «Melodia ed inquietudine si alternano e si compenetrano svelando gioie e dolori della vita, esp erienze sensoriali inscindibili le une dalle altre». La traccia conclusiva, Tempo, è un inno all’inesorabile scorrere delle lancette, così ciniche nel loro incedere indifferenti all’essere umano.
Solo nella versione “digitale” il disco ospita un’altra traccia. Il singolo Lacci, che ha anticipato di qualche giorno l’uscita del disco disponibile anche su YouTube, con un videoclip diretto da Stefano Tamborino. “Lacci” parla di rapporti indissolubili costruiti nel tempo, vincoli e relazioni talmente forti da annullare e superare distanze e ineluttabili incomprensioni. Il brano – accompagnato da un videoclip nel quale il violinista in prima persona si esibisce con e senza violino a rimarcare l’intensità della connessione indipendentemente dalla presenza o meno dell’altra parte – narra di legami e collegamenti che si nutrono magicamente della ste ssa relazione, qualunque essa sia: un rapporto parentale, di amicizia, un amore travolgente e duraturo.
Francesco Del Prete inizia il suo percorso violinistico con gli studi classici per poi appassionarsi al mondo della musica etnica in generale e jazz in particolare, passioni che lo portano a ricercare sonorità inedite e modi alternativi di utilizzare lo strumento e di svelarne i lati nascosti anche attraverso l’utilizzo dell’elettronica. Da questa ricerca hanno preso vita i suoi tre principali progetti: “Corpi d’Arco”, per violino solo e pedaliere (il disco omonimo è stato pubblicato nel 2009); “Respiro”, originale duo elettro-pop violino e voce; “Francesco Del Prete Jazz Ensemble”, il cui primo disco, Colibrì, è stato pubblicato nel 2018. Il suo percorso musicale rievoca i nostalgici echi di un interminabile viaggio nella musica attraverso l’Italia, il Giappone, la Fran cia, la Grecia, la Germania, la Svizzera, la Slovenia, attraverso la sua più che variegata (proficua) collaborazione con: l’ensemble de La Notte della Taranta (al fianco di artisti del calibro di Stewart Copeland, batterista dei Police, Lucio Dalla, Francesco De Gregori, Piero Pelù, Teresa De Sio, Gianna Nannini, Ares Tavolazzi, Mauro Pagani, Vittorio Cosma, Franco Battiato, Ambrogio Sparagna, Giovanni Lindo Ferretti), Arakne Mediterranea, Nidi D’Arac, Manigold, Demotika Orkestar.
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