Lunedì 8 agosto alle 10 le sale del Museo della Ceramica – Biblioteca Comunale di Cutrofiano ospitano “La ceramica in Terra d’Otranto. Valorizzare il passato, plasmare il futuro“. Il convegno, organizzato da 34° Fuso (ente gestore del polo Biblio-Museale di Cutrofiano) e dal Comune di Cutrofiano, in concomitanza con la cinquantesima edizione della Mostra della ceramica artigianale, proporrà una riflessione sulla specificità dei musei della ceramica e sul loro inserimento in una rete comune, rilanciando una nuova vision sulla produzione contemporanea degli artigiani. L’incontro sarà l’occasione per ragionare sullo stato delle ricerche sulla ceramica salentina tra antichità, medioevo e oltre, grazie all’acquisizione, in questi ultimi anni, di nuovi e importanti contributi, frutto soprattutto dell’intensa attività archeologica.
Nella sessione mattutina, dopo gli interventi di Luigi Melissano e Maria Lucia Colì (sindaco e assessora alla Cultura di Cutrofiano), Luigi De Luca (direttore del Polo BiblioMuseale di Lecce), Elisa Monsellato (coordinatrice ICOM – International council of museums Puglia), Raffaele Casciaro (direttore del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento) e Marco Leo Imperiale (ricercatore in archeologia dell’Università del Salento), e la lezione di Monica Gori, progettista del MIC – Museo Internazionale della Ceramica di Faenza, è prevista la firma di una proposta di convenzione tra le tre Città della Ceramica pugliesi appartenenti all’Associazione nazionale ceramica (AiCC) e accomunati dalla presenza di musei civici dedicati alla ceramica (Museo della ceramica di Cutrofiano, MuMa – Museo della Maiolica di Laterza, Museo della ceramica di Grottaglie), il Polo Biblio Museale della Puglia, il Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento e Confartigianato Puglia. Dalle 19 la sessione pomeridiana proporrà invece la presentazione dei tre volumi “Le maioliche di Laterza nella collezione Imbimbo” di Blattmann D’Amelj, Salvatore Matteo e Anna Lucia Tempesta (LAB Edizioni), “La ceramica popolare di Grottaglie nella collezione di Mimmo Vestita” di Simone Mirto (Claudio Grenzi Editore) e “Cutrofiano comunità della ceramica. Il museo, i manufatti, i protagonisti, i luoghi della produzione” (Claudio Grenzi Editore). Per la prima volta, infatti, il Museo della Ceramica di Cutrofiano si dota di un vero e proprio catalogo curato da Salvatore Matteo, creatore del Museo e figura storica di Cutrofiano, Marco Leo Imperiale, ricercatore dell’Università del Salento che nel 2015 si è occupato del riallestimento, e Ida Blattmann D’Amelj, archeologa, professoressa e prima firma dei “Quaderni della Ceramica di Cutrofiano”. Il convegno e la pubblicazione sono realizzati grazie al contributo concesso dalla Direzione generale Educazione, ricerca e istituti culturali del Ministero della Cultura.
Cutrofiano, piccolo centro del sud Salento, è una delle Città della Ceramica pugliesi. L’attività figula nell’area è attestata fin dall’età romana e durante il Basso Medioevo nell’attigua località Badìa si produceva vasellame e servizi da mensa in ceramica invetriata. La vocazione figulina ha caratterizzato così decisamente il centro urbano che alla metà del Settecento le botteghe attive erano in numero di oltre ventiquattro a fronte di una popolazione di circa 650 abitanti. Ancora oggi Cutrofiano è nota per essere il luogo della ceramica più rappresentativo del Salento, grazie ad una fiorente attività artigianale ancora in essere. Dal 1985 il Museo della Ceramica raccoglie e custodisce una ricca collezione ceramica tra cui le terrecotte tradizionali prodotte dai vasai del luogo. Attraverso questi manufatti il Museo vuole raccontare la vita quotidiana delle comunità tradizionali del Salento e intende preservare la memoria dell’attività dei ceramisti e delle loro famiglie. Nel trentennale della sua nascita, l’allestimento ha cambiato veste per essere più vicino alle esigenze moderne di fruizione, ponendosi come fulcro di una serie di luoghi (Parco dei Fossili, botteghe artigiane) che possono raccontare ai visitatori la vocazione figulina del suo territorio.
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