Da Lecce e Taranto prosegue il tour di presentazione Wabi Sabi di Luvaq

Prosegue a Lecce e Taranto il tour di presentazione di Wabi Sabi, disco d’esordio di Luvaq, progetto nato dall’incontro tra il rapper e produttore Manu PHL aka Emanuele Flandoli e il chitarrista Naima aka Emanuele Perrone affiancati dal bassista Anoir Ben Hadj Amara. Venerdì 29 novembre (ore 18 – ingresso libero) con uno showcase nello Spazio di interazione culturale Dunya di Lecce e sabato 30 novembre (ore 22:30 – ingresso libero) con un concerto al Cibo Per La Mente di Taranto saranno presentati i brani del disco prodotto dall’etichetta indipendente La Grande Onda, fondata da Piotta nel 2004, con il sostegno di Puglia Sounds Record 2019 (Regione Puglia – Fsc 2014/2020 – Patto per la Puglia – Investiamo nel vostro futuro). Su youtube è disponibile il videoclip di “Anni dieci“, primo singolo estratto da Wabi Sabi, che nella cultura giapponese indica la bellezza insita nella transitorietà delle cose, contiene nove brani originali, scritti con una chitarra e un quaderno. Il progetto, inoltre, è stato selezionato tra i 30 semifinalisti del Premio Fabrizio De André 2019. La diciottesima edizione della manifestazione ha registrato un record di iscrizioni con quasi 1200 partecipanti. Dopo una lunga e attenta valutazione di tutte le proposte ricevute, la direttrice artistica Luisa Melis ha selezionato i 30 artisti che accedono alle semifinali e che parteciperanno alla seconda fase di selezione dal vivo.

Wabi Sabi si apre con “Anni Dieci” (primo singolo estratto), che canta il caos e il clima d’odio che ci circonda, l’ansia da prestazione da social network, il futuro nebuloso della “generazione perduta”, e un grande amore che prova a resistere nonostante tutto. “Stansted” è una corsa contro il tempo che scorre, lasciando i suoi segni, mentre i sogni diventano scatoloni polverosi nascosti in garage, e arriva la consapevolezza di essere cresciuti, di avere vissuto intensamente, e di avere costruito qualcosa con la persona più importante, quella che porta il sole anche quando fuori tutto è grigio. “Wolverine” racconta l’eroico coraggio di chi reagisce dopo la fine di un rapporto. Gli equilibri che si rompono, la complicità svanisce, e non riesci più a essere il supereroe dell’altro, quello che può volare a salvarlo nel momento del bisogno. “Sessanta metri quadri (con vista sulla tangenziale)” è la cartolina di una città annoiata e un po’ snob, vista da un bilocale in una periferia squallida come tante. L’amore che vince sul brutto, sulla noia, sulla paura, ma che non può battere il tempo: fra qualche secolo tutto questo sarà un cumulo di macerie, un reperto archeologico, e nessuno ricorderà come siamo stati noi due, qui dentro. Nella quinta traccia si incontra l’allegoria mitologica di “Icaro”, la metafora esatta con cui rappresentare la paura di crescere, quando gli altri ti spingono a far da parte i sogni e a diventare concreto, perché non si può fare tutto, non si può vivere più di una vita alla volta, non si può volare troppo vicino a quel “sole”, e inizi a capire che l’unico limite a quello che si può fare è il limite che noi stessi mettiamo, un blocco dentro di noi. “Bicchiere mezzo vuoto (freestyle)” ci riporta sul sentiero del rap, uno stream of consciousness senza spazio per un ritornello, per dare sfogo a un’ironica critica della frivolezza che ci circonda, e del suo ostentato ottimismo. Si ripercorre sempre una scia romantica anche con “Temporale”, una canzone d’amore sghemba, come chi la scrive, per una storia bellissima anche se mai tranquilla, come un temporale che scuote tutto ma ripulisce l’aria. Si arriva poi alla title track, “Wabi sabi”, un flusso di memorie avvolte nella malinconia per i sogni che sono stati e non ci sono più, mentre l’età adulta porta a fare i conti con le cicatrici accumulate negli anni. Uno scenario di macerie dell’io, in cui però l’erba ritorna a crescere lentamente, man mano che si fa pace con i partner, con sé stessi e con i propri limiti. La coda strumentale del disco è “Tutto si consuma” che porta gradualmente il suono a una evocativa dissoluzione.