Un album pop-rock, dai ritmi urbani e dalle connotazioni new soul e trip-hop: Scuro EP è l’esordio da solista di Stefano Scuro. Già leader dei Logo e dei Moods, il cantante e chitarrista propone sei brani inediti che parlano dell’amore e dei suoi dubbi, dei tormenti e delle riflessioni sul rapporto tra le persone. Il disco sarà presentato mercoledì 26 febbraio alle Officine Cantelmo per Dischi parlanti (info qui).
Dopo una lunga esperienza decennale fatta di migliaia di esibizioni insieme a varie band hai deciso di dar vita al progetto solista Scuro.
È da tempo che avevo bisogno di mettermi in gioco in un modo così diverso per me. Credo sia una maniera per crescere artisticamente, provando un percorso differente in cui mi metto a nudo e ci metto la faccia. È un modo viscerale e coraggioso per poter esternare meglio ciò che sono.
Cupo. Nostalgico. Malinconico : “Niente di così importante”, primo brano estratto dal tuo EP, ha una vena drammatica e buia. Rispecchia l’animo dell’intero disco?
L’ambientazione dell’album è malinconica, nostalgica. Ho desiderato tirare fuori tutte queste sensazioni cercando, però, di dare sempre una risoluzione positiva al tutto. Ogni brano ha delle sfaccettature differenti ma c’é sempre un filo che accomuna i vari momenti. L’amore è un tema ricorrente, con le sue difficoltà e i suoi turbamenti. C’é anche spazio per delle riflessioni a largo raggio sulla vita e sulla difficoltà di comunicare in generale.
Il tuo EP, nonostante sia il primo lavoro presentato come solista, è il risultato di un percorso in studio cresciuto insieme ad altri artisti. Parlaci di queste collaborazioni.
Ho ritenuto indispensabile formare una squadra di persone che reputo amiche e che stimo. Errico “Ruspa” Carcagni, con cui collaboro dai tempi dei Moods, ci ha messo del suo nei brani e sarà con me nei concerti dal vivo insieme al batterista Antonio De Donno; Adriano Sicuro ha curato il mix e il mastering del disco, in quel piccolo luogo in cui lavoriamo che è Overloud Studio. Prezioso è stato il lavoro di Emenél, producer che ha curato la produzione artistica e i suoni di tutto il lavoro, oltre ad aver scritto insieme a me alcuni dei brani.
Un altro aspetto evidente di Scuro Ep è anche l’attenzione dedicata alla grafica che richiama il codice di scrittura tattile Braille, sistema utilizzato dai non vedenti.
L’idea è venuta al mio amico e grafico Totò De Lorenzis, geniale come sempre. È scattato prima l’amore e dopo ne ho colto e dato il senso, infatti inizialmente non avevo compreso che fosse quel codice ma appena l’ho capito, ho subito percepito quell’accezione di incomunicabilità propria del mio disco. Per questo abbiamo utilizzato il linguaggio Braille senza il rilievo tattile, togliendo parte della fruibilità ad un logo che si fa leggere solo a metà.
Dopo dieci anni di scrittura in inglese hai deciso di riprendere in mano la lingua italiana. Da cosa nasce questa scelta espressiva?
La scelta nasce dal desiderio di comunicare senza filtri, una presa diretta tra la sensazione e la parola. Questo comporta da una parte il vantaggio di essere più diretti con il pubblico a cui mi rivolgo e di dare un peso molto più ampio al testo e al modo in cui scrivo, dall’altra mi rende più indifeso e debole davanti alle orecchie di chi mi ascolta. È un po’ come mettersi a nudo: ti senti libero ma più vulnerabile.
Hai da sempre condiviso il palco facendo parte di una band. Ora ti presenti come solista. Credi che ormai, nella scena musicale attuale, funzioni meglio il singolo artista rispetto ad un lavoro di gruppo?
Sono cresciuto negli anni ‘90, dove le band erano sovrane nella scena musicale di quel tempo e rimango dell’idea che sia un concetto molto bello, benché complicato. Oggi però viviamo in un contesto sociale in cui ogni singola persona vuole prevalere sull’altro, creando una condizione individualista, e questo comportamento si rispecchia anche nell’ambito della musica. Da soli si riesce ad essere, forse, più funzionali ma credo che senza lo scambio e la condivisione concreta non si arrivi da nessuna parte: si crea una condizione di svantaggio sotto molti fronti. L’altro aspetto, un po’ più pragmatico, è che oggi portare in giro una band risulta molto più complicato a livello economico.
CristiAna Francioso