Tredici artiste e artisti in scena per un viaggio poetico e metaforico a partire dal grande tema del corpo: venerdì 18 e sabato 19 giugno il Castello Carlo V di Lecce sarà invaso da “Human Body“. La performance site specific, nata da un’idea dell’autore, attore e regista Giuseppe Semeraro approda nel capoluogo salentino dopo una residenza artistica e un primo “studio” proposto nel settembre 2020 al Castello Volante di Corigliano d’Otranto. In un momento in cui viene chiesto alle compagnie di proporre spettacoli con pochi attori e attrici, in un periodo (ormai lungo) di restrizioni sociali che tengono le persone lontane, la Compagnia Principio Attivo Teatro scommette, invece, in un progetto collettivo, sostenuto dal “Programma Custodiamo la cultura in Puglia, Fondo Speciale per la Cultura e Patrimonio Culturale L.R. 40 art. 15 comma 3 – Investiamo nel vostro futuro”, che coinvolge, in un evento unico, tredici tra i migliori e le migliori rappresentanti della scena teatrale e coreutica del Salento. La Piazza d’Armi, le sale, i bastioni e le gallerie sotterranee della più grande struttura fortificata pugliese accoglieranno tra musica, teatro e danza le performance di Leone Marco Bartolo, Alberto Cacopardi, Dario Cadei, Ilaria Carlucci, Paola Leone, Riccardo Lanzarone, Silvia Lodi, Cristina Mileti, Fabrizio Pugliese, Francesca Randazzo, Fabrizio Saccomanno, Giuseppe Semeraro e Barbara Toma.
Nel rispetto delle attuali normative anticovid19, “Human Body” sarà per un numero ristretto di spettatori. La performance (della durata di circa 90 minuti), “itinerante” all’interno del Castello, sarà in replica alle 19:30; 20:15; 21 e 21:45. Ingresso 15 euro con prenotazione obbligatoria al 3277372824 – 3894755191. Info principioattivoteatro.it – facebook.com/PrincipioAttivoTeatro
«La spinta poetica principale che ci ha fatto scegliere il corpo come luogo di un attraversamento artistico è la consapevolezza che questi tempi stanno accelerando un lungo processo, già da tempo in atto, di privazione e sottrazione politica del nostro corpo», sottolinea Giuseppe Semeraro. «La recente pandemia, oltre a una serie di problematiche sotto gli occhi di tutti, ha privato il corpo non solo dei suoi spazi ma soprattutto del corpo dell’altro. L’aspetto più devastante e pericoloso di tutti è l’aver dimostrato quanto della nostra socialità (lavoro, educazione, relazioni, spiritualità) può essere trasferito in un mondo virtuale. È inutile nascondere che questa clausura forzata, si è trasformata in un grande laboratorio sociale sotto gli occhi potenti delle più importanti piattaforme social. In pochissimo tempo e del tutto casualmente molti esperti del settore hanno potuto guardare e studiare i nostri comportamenti in una situazione eccezionale, e programmare velocemente nuovi strumenti per entrare con ancora più forza nelle nostre vite. Non è un atto d’accusa né una semplice rivendicazione ma l’osservazione attenta di fenomeni che ormai sono materia delle nostre vite», prosegue l’attore e regista. «Questo processo già in atto da tempo che attua il trasferimento della nostra sete di socialità in un luogo virtuale, ha avuto in questi mesi un’accelerazione senza precedenti. Si ha l’impressione che in questo tempo e nei prossimi anni si combatterà la più feroce guerra intorno al nostro corpo e al nostro essere corpi sociali. Questo lavoro vuole essere un canto corale al nostro corpo, un inno al suo mistero. Ora come non mai sentiamo la necessità di recuperare un rapporto di maggiore intimità e coscienza rispetto al fatto che siamo il frutto di un’evoluzione lunghissima e tuttavia non ancora finita. Come compagnia ed esperienza teatrale, come Principio Attivo teatro, avvertiamo in questo momento particolare l’esigenza di allargarci al contributo di artisti esterni al nucleo fondatore proprio come segnale forte di una comunità artistica a cui ci sentiamo vicini. In un tempo in cui per riuscire a proteggerci siamo istintivamente portati a chiuderci, noi vogliamo provare a rilanciare una scommessa più alta e condivisa. È importante proprio adesso dare un segnale molto forte di presenza come comunità artistica che incontra nei vari modi possibili il proprio pubblico. Con questo grande rito performativo», conclude Semeraro, «racconteremo il corpo poetico, il corpo politico, il corpo femminile, il corpo sociale, il corpo abbandonato, il corpo mondo, vogliamo far uscire il corpo dalle inquadrature, da tutte le inquadrature che lo vogliono chiuso in uno schermo. Vogliamo riportare il corpo artistico e politico in quello spazio che separa un corpo dall’altro. Da questo dobbiamo ripartire, da quello che resta del nostro corpo, per fare del nostro corpo il primo luogo di resistenza».