Wabi Sabi è il disco d’esordio di Luvaq, progetto nato dall’incontro tra il rapper e produttore Manu PHL aka Emanuele Flandoli e il chitarrista Naima aka Emanuele Perrone affiancati dal bassista Anoir Ben Hadj Amara. Prodotto dall’etichetta indipendente La Grande Onda, fondata da Piotta nel 2004, con il sostegno di Puglia Sounds Record 2019 (Regione Puglia – Fsc 2014/2020 – Patto per la Puglia – Investiamo nel vostro futuro), Wabi Sabi, che nella cultura giapponese indica la bellezza insita nella transitorietà delle cose, contiene nove brani originali, scritti con una chitarra e un quaderno.
Sono canzoni d’amore e di nostalgia che raccontano l’ansia sottile del tempo che non si ferma mai, i sogni che sbiadiscono lentamente e l’amore che prova a essere eterno, come un bacio fra le macerie della crisi post-industriale. Il producer e il chitarrista costruiscono un sound sospeso tra feeling acustico e attitudine urban, grazie all’uso di batterie elettroniche e suoni campionati; un fragile cantautorato in bilico tra l’itpop e l’underground hip-hop, fra poesia e autotune, fra chitarre acustiche e drum machine.
«L’album nasce da un nodo alla gola, da quella sensazione di malinconia per un passato che non può più tornare, l’ansia per un futuro sempre più incerto, e dalle cicatrici sotto la pelle, quelle procurate dai rapporti finiti, dalle persone che non ci sono più, dall’impatto dei sogni adolescenziali con l’asprezza del mondo reale», racconta Manu Phl. «Ma c’è anche la consapevolezza che quelle cicatrici sono bellezza, sono la testimonianza che il tempo vissuto è stato intenso, sofferto ma pieno di significato».
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Cristiana Francioso