Prosegue la collaborazione tra l’etichetta discografica salentina Dodicilune e il sassofonista barese Roberto Ottaviano. Dopo “Un Dio Clandestino” (2008), “Arcthetics. Soffio Primitivo” (2013), “Forgotten Matches. The Worlds of Steve Lacy” (2014), “Astrolabio” (2015), “Sideralis” (2017, disco dell’anno per Top Jazz, referendum indetto dalla rivista Musica Jazz) ed “Eternal Love” (2018), martedì 1 settembre esce “Resonance & Rhapsodies“.
Un doppio album – sostenuto da Puglia Sounds Record 2020/2021 della Regione Puglia (FSC 2014/2020 – Patto per la Puglia – Investiamo nel vostro futuro) – e distribuito in Italia e all’estero da IRD e nei migliori store on line da Believe Digital – nel quale il musicista e compositore è affiancato in “Rhapsodies” dal quartetto “Eternal Love” composto da Marco Colonna (clarinetti), Giorgio Pacorig (piano, rodhes), Giovanni Maier (contrabbasso) e Zeno De Rossi (batteria) ampliato, nel primo cd “Resonance” dall’Extended Love con la presenza anche di Alexander Hawkins (piano), Danilo Gallo (contrabbasso e basso acustico) e Hamid Drake (batteria).
La presentazione del disco, proprio nel giorno dell’uscita, sarà ospitata (martedì 1 settembre ore 21 – ingresso 15 – prevendite su TicketOne) dalla Casa del jazz in Viale di Porta Ardeatina 55 a Roma.
«I miei ultimi lavori, “Sideralis” ed “Eternal Love”, apparentemente antitetici sul piano estetico giacché più aleatorio e proiettato verso una dimensione cosmica il primo, mentre più terrigno e radicato in un solco tracciato da una tangibile umanità il secondo, erano in realtà uniti da una attenzione spirituale presente in tutta la mia concezione ed il mio approccio all’esperienza musicale», sottolinea Ottaviano. «Questa sorta di ‘Spiritual Unity’ contraddistingue di conseguenza anche il nuovo lavoro, che prosegue nell’affermazione di un duplice piano di riflessione ed elaborazione. Il doppio disco intende infatti muov ersi in un complesso universo che include da una parte memorie recondite e dall’altra esperienze dirette tradotte musicalmente, entrambe componenti di un unico nucleo vitale che guarda in due direzioni speculari, esterno ed interno. Le memorie recondite contenute in “Resonance”, in parte lascerebbero pensare ad un omaggio ad Ornette Coleman, sebbene il doppio quartetto solo nominalmente richiama la produzione del musicista Texano tant’è che oltre una evidente distanza estetica dal suo Free Jazz, anche l’organico si differenzia presentando qui la rarità costituita dalla presenza di due pianisti che agiscono simultaneamente», continua il sassofonista. «A tutti gli effetti c’è qualcosa di più sostanziale in questo capitolo del doppio cd. Lo spazio sonoro è incentrato su di una specie di “sospensione temporale” introspettiva, e la mappa delle composizioni, come in Sideralis, è focalizzata sul disegno dei grooves e delle tracce orbitali che si muovono intorno agli stimoli tematici. Le potenzialità di intreccio e interscambio tra i singoli musicisti ed i moduli che ne possono scaturire fanno il resto. Qui ne vengono sviluppate solo alcune rispetto a quelle che in una situazione live potrebbero ulteriormente concretizzarsi. Se Sideralis era uno sguardo verso spazi interstellari, in Resonance è come se il cosmo su cui si fissa l’attenzione è quello interiore, altrettanto infinito», prosegue. «Rhapsodies, per contrasto e completezza, si riallaccia al primo Eternal Love, raccogliendone grazie ad un paio d’anni di attività concertistica, la messa a fuoco di ispirazioni, dinamiche ritmico-melodiche, improvvisative e di interplay generale che ci appartengono e che nell’insieme caratterizzandoci attraverso un “suono”, diventano un documento identitario. Nella scrittura originale condivisa da tutti musicisti, rinveniamo amori comuni tra cui Monk, Misha Mengelberg, Herbie Nichols, Paul Motian, l’Africa, un certo disincanto umoristico al fianc o di una preghiera laica e solenne che permea tutto il lavoro. Ma cosa più importante, si pone l’accento sulla testimonianza artistica come finestra espressiva su di un mondo che ci riguarda e dal quale per le sue immani tragedie e la sua bellezza struggente non possiamo astrarci. Resonance & Rhapsodies rappresenta luoghi immaginari e concreti di una cartografia esplorativa, disegnata da Eternal Love qui anche in versione estesa al Doppio Quartetto, che definisce l’osmosi più pura tra individuo e collettivo, micro e macrocosmo, senso di continuità oltre il temporale».
Attivo sulla scena jazzistica internazionale da quasi quarant’anni, Roberto Ottaviano (Bari, 21 dicembre 1957) ha suonato e inciso con alcuni tra i più importanti musicisti americani ed europei a cavallo tra diverse generazioni. A cinque anni prende lezioni di clarinetto al Conservatorio “Niccolò Picci nni” di Bari poi studia sassofono classico a Perugia con Federico Mondelci, armonia e composizione classica con Walter Boncompagni, Giacomo Manzoni e Luigi Nono. Un fortuito incontro con Steve Lacy lo spinge ad approfondire lo studio del sax soprano. In America studia composizione jazz e arrangiamento con Ran Blake, Bill Russo, George Russell collaborando con Buck Clayton, Ernie Wilkins, Benny Bailey, Sal Nistico; poi è membro dell’orchestra di Andrea Centazzo, collabora con Gianluigi Trovesi, Theo Jörgensmann, Franz Koglmann, Carlo Actis Dato, Radu Malfatti, Carlos Zingaro, Franz Koglmann, Georg Gräwe, Ran Blake, Tiziana Ghiglioni. Nel 1983 pubblica il suo primo album (“Aspects”) con Giancarlo Schiaffini, Paolo Fresu, Carlo Actis Dato. Nel 1986 costituisce un quartetto con Arrigo Cappellatti. Nel 1988 fonda l’ensemble di ottoni “Six Mobilies”, nel 1988 incide un omaggio a Charles Mingus (Mingus – portraits in six colours ), nel 1990 incide “Items from the old earth”. Dal 1979 collabora con numerosi musicisti jazz come Dizzy Gillespie, Art Farmer, Mal Waldron, Albert Mangelsdorff, Chet Baker, Enrico Rava, Barre Phillips, Keith Tippett, Steve Swallow, Irene Schweizer, Kenny Wheeler, Henry Texier, Paul Bley, Aldo Romano, Myra Sant’agnello, Tony Oxley, Misha Mengelberg, Han Bennink, Mario Schiano, Trilok Gurtu, Samulnori, Pierre Favre. Suona in moltissimi jazz festival europei e americani. Si esibisce in Germania, Austria, Svizzera, Belgio, Francia, Danimarca, Norvegia, Inghilterra, Spagna, Portogallo, Yugoslavia, Albania, Romania, Russia, India, Giappone, Messico, Tailandia, Marocco, Algeria, Costa d’Avorio, Senegal, Cameroun, Stati Uniti, Canada, ed ha inciso per Red, Splasc(h), Soul Note, Dodicilune, Hat Art, Intakt, ECM, DIW ed Ogun. Da didatta ha tenuto corsi a Woodstock N.Y., nei conservatori di Città del Messico, Vienna, Groningen, presso le istituzioni culturali di Urbino, Cagliari, Firenze, Roma, Siracusa. Ha fondato il corso Musica Jazz nel Cons ervatorio Niccolò Piccinni di Bari e di cui è coordinatore da quasi 30 anni. È autore del libro, “Il sax: lo strumento, la storia, le tecniche” (Muzzio editore, 1989).
L’etichetta Dodicilune, fondata da Gabriele Rampino e Maurizio Bizzochetti è attiva dal 1996 e dispone di un catalogo di oltre 250 produzioni di artisti italiani e stranieri. Distribuiti nei negozi in Italia e all’estero da IRD, i dischi Dodicilune possono essere acquistati anche online, ascoltati e scaricati sulle maggiori piattaforme del mondo grazie a Believe Digital.
Cartella stampa completa del disco e ascolto brani (solo per utenti iscritti) su Ijm.it
Info e catalogo su www.dodiciluneshop.it
Dodicilune – Edizioni Discografiche & Musicali
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