Yuts and Culture, novità nei ritmi in levare in terra salentina

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Novità nei ritmi in levare in terra salentina con il progetto Yuts and Culture, ensemble composto da sette elementi, da pochi giorni attivo sul mercato dei digital stores con il debutto “Naked Truth”.

naked truthScritto e arrangiato da Diego Martino (batteria), Pierpaolo Polo (basso), Alberto Zacà (chitarra), Daniele Arnone (tastiere), Kalad Marra (tastiere), Angelo de Grisantis (percussioni) e Vincenzo Baldassarre (voce), i nove brani del disco sono una sincera e autentica dichiarazione verso un suono, e un Mondo, dove il calore degli strumenti è tutt’uno con il ritmo, le liriche conscious e la contaminazione tra vari generi e linguaggi.

Yuts e culturePunto di partenza non poteva essere che il reggae, versante roots, quello più fiero. D’altronde le origini della band parlano chiaro. Ma attenzione a non confondere il collettivo salentino con l’ennesima band immersa a capofitto nello stile caraibico. Da queste radici, semplicemente, gli Yuts and Culture organizzano il loro viaggio, toccando più volte i nobili territori della black music come il funk, il rhythm and blues, il soul, in un crossover legato tanto agli anni Settanta, quanto alle nuove generazioni (mi viene da pensare al lavoro fatto nel recente passato da gruppi americani come i Galactic e i Breakestra, o dagli inglesi Smoove & Turrell). Il coloratissimo bus parte con “The Price”, moderno e cadenzato funkettone da blaxploitation, con bella presenza ritmica e fiati di contorno, per proseguire con l’acid jazz di “Eternal Love” (pregevole la prova timbrica di Baldassarre, con ombroso attacco alla Galliano).

Yuts & CultureLa spiritualità del singolo “Rich” (accompagnato da un videoclip animato creato da Jericho.K.Art) e di “Prayer” rappresentano l’eterna lotta tra il bene e il male, tra paradiso e inferno, tra beats in levare e calde melodie; l’omonima “Naked Truth” è sole puntato in faccia, forse la traccia stilisticamente più reggae dell’intero album, con ricami synth che tradiscono sonorità primi anni Ottanta. La ballata e i falsetti vocali di “I’m Still Walking” cullano a dovere, fino ad arrivare al super disco/funk di “Riot In The Streets” (ci vedrei bene un remix) e all’omaggio a Bob Marley con una rivisitazione non scontata di “Soul Almighty” (premiata la scelta caduta su un brano non inflazionato dell’icona giamaicana, anche per i vocalizzi finali dell’ospite Kykah). “Naked Truth” è un lavoro arrangiato, eseguito e registrato in maniera professionale (al banco mixer Paolo Montinaro, al mastering Francesco Guadalupi), grazie anche all’aiuto di musicisti esterni come Emanuele Coluccia, Feliciano Montagna, Alessandro Dell’Anna, Carlo Gioia, Alessandro Cataldi, Giancarlo Dell’Anna e Tiberio Pati, che colorano con attente sfumature l’incedere delle tracce. Se cercate un disco per questo inizio estate 2020, il debutto degli Yuts and Culture farà al caso vostro. Per ulteriori informazioni e ascolti visitare i profili Spotify e Youtube.

Recensione di Max Nocco